La disbiosi intestinale è una condizione di squilibrio microbico causata da una crescita eccessiva di batteri “cattivi” all’interno dell’intestino, che ne provocano l’irritazione.
L’intestino umano contiene trilioni di microrganismi (tra batteri, funghi e virus) che nel complesso formano il cosiddetto microbiota intestinale.
Abituati come siamo a pensare a batteri e virus come minacce per la salute, potremmo essere portati a concludere che anche quelli presenti nell’intestino rappresentino un pericolo o, nella migliore delle ipotesi, sottovalutarne l’impatto che possono avere in termini di promozione della salute umana. La realtà è invece differente: non solo i batteri presenti contribuiscono alla digestione ed al corretto assorbimento dei principi nutritivi introdotti con la dieta, ma hanno un’influenza molto più profonda sullo stato di salute, arrivando a condizionare in modo estremamente rilevante ogni apparato e sistema, ivi compreso il sistema nervoso (che è paradossalmente isolato da molti altri processi metabolici e biochimici per mezzo della barriera ematoencefalica).
Il microbiota è oggi considerato così importante, così determinante nella salute di un individuo, che inizia ad essere definito a tutti gli effetti un “organo”.
Il microbioma, l’insieme di batteri simbiontici che convivono nel nostro organismo, in particolare nell’intestino, è in stretta relazione con il sistema immunitario, giocando così un ruolo molto importante nel regolare la tolleranza immunologica. Quando l’equilibrio del microbioma intestinale si altera si parla di disbiosi intestinale, un disturbo che può essere causato anche da una cattiva alimentazione ed è correlata a malattie infiammatorie croniche, obesità, tumori e colite.
Negli ultimi anni, parallelamente all’aumento della conoscenza scientifica dei meccanismi biochimici e delle interazioni tra microbiota intestinale e salute è emerso quindi un nuovo concetto di malattia definita appunto come disbiosi.
Le persone affette da disbiosi possono andare incontro a tre diverse problematiche:
- al cambiamento della concentrazione e della tipologia di flora presente
- alla mancata protezione della mucosa intestinale
- alla migrazione di microrganismi verso siti in cui non sono fisiologicamente presenti
I principali responsabili del corretto funzionamento della flora intestinale e del mantenimento dell’equilibrio della flora batterica sono quindi i simbionti, batteri che proteggono la mucosa ostacolando l’ingresso e l’attacco di batteri patogeni.
La disbiosi compromette la normale capacità dei microrganismi presenti all’interno dell’intestino di proteggere la mucosa e uno degli effetti maggiormente nocivi che può causare è la sindrome da malassorbimento intestinale.
Microbioma o microbiota?
Prima di procedere oltre una piccola parentesi dedicata alla nomenclatura:
- Il terminemicrobiota indica l’insieme di microrganismi presenti in uno specifico distretto (ad esempio nell’intestino, se l’argomento è il microbiota intestinale),
- parlando di microbiomasi fa invece riferimento al patrimonio genetico del microbiota nel suo complesso, ovvero DNA (ed RNA) dei microrganismi. È interessante notare che il codice genetico dei microrganismi presenti (microbioma) supera di circa 150 volte quello del singolo organismo umano.
A proposito, in passato si usava spesso il termine flora batterica ad indicare il microbiota, ma alcuni autori ritengono che si tratti di una terminologia da abbandonare perché:
- il termine floraporta a pensare alla presenza di specie vegetali, che non sono certamente rilevanti in termini numerici, ammesso e non concesso che ce ne siano,
- ma l’aggettivo batterico risulta riduttivo, perché sebbene i batteri siano senza dubbio il Regno più rappresentato nell’intestino umano, è anche possibile isolare la presenza di virus e funghi.
Cause
Sebbene esista un insieme di specie batteriche comuni a tutti gli esseri umani sani (è stato stimato che un terzo del microbiota intestinale è comune alla maggior parte delle persone), la composizione esatta è per lo più unica per ciascun individuo, come una sorta di carta d’identità, ed è influenzata da:
- Fattori non modificabili:
- genetica individuale, che può essere responsabile di un ambiente e quindi di pressioni selettive anche sensibilmente diverse;
- età dell’individuo;
- parto, sia nel confronto tra parto naturale e cesareo(che priva il neonato del contatto diretto con il microbiota vaginale della mamma, probabilmente determinante nella futura composizione del proprio microbiota intestinale in quanto primo contatto con un ambiente non sterile, anche se ci sono ipotesi su contatti ancora precedenti), ma anche in quanto ad età gestazionale a cui avviene (i neonati prematuri mostrano differenze)
- Fattori modificabili:
- alimentazione, comprendendo tutto quanto riguardi la nutrizione umana; l’allattamento materno rispetto alle formule può determinare variazioni in qualche modo permanenti, così come ovviamente anche la successiva scelta quotidiana del cibo consumato e delle modalità di cottura/introduzione;
- eventuali farmaci assunti
- ambiente e stile di vita, ad esempio vivere in campagna tende a selezionare specie diverse rispetto alla città, così come anche la pratica regolare di attività fisicaed il peso corporeo.
La difficoltà di definire un concetto condiviso di disbiosi deriva anche dal fatto che è ostico definire cosa sia un microbiota ottimale, ma tendenzialmente si ritiene che questo preveda:
- Aumento della ricchezza e/o della diversità delle specie presenti: più specie ci sono e più sono diverse tra loro, meglio è;
- Direttamente collegato al primo punto, un’elevata ricchezza in termini di geni microbici intestinali, un microbioma ricco e diversificato è considerato positivo tanto per il nostro metabolismo quanto per la salute in genere;
- Resistenza, resilienza e stabilità nel tempo, ovvero la capacità di resistere ad eventuali perturbazioni temporanee, come una terapia antibiotica o qualche sgarro alimentare di troppo, recuperando rapidamente un equilibrio di nuovo stabile ed ottimale;
Segni e sintomi di disbiosi intestinale
I sintomi della disbiosi intestinale sono quelli secondari ad una compromissione della funzionalità dell’intestino e possono essere:
- Dolore e gonfiore addominale
- Diarrea
- Meteorismo
- Stipsi
- Infezioni batteriche
- Alterazione dell’assorbimento di vitamine (ipovitaminosi)
- Colite
Trattamento della disbiosi intestinale
Il trattamento di prima scelta prevede l’assunzione di probiotici, con l’obiettivo di ripristinare la flora intestinale. I probiotici vengono definiti dall’OMS come microrganismi vivi che, somministrati in quantità adeguate, conferiscono un beneficio per la salute dell’ospite.
Sono batteri “buoni” che raggiungono la mucosa intestinale, la colonizzano, diventano parte del microbiota intestinale e sono in grado di resistere ai succhi gastrici e alla bile
Inoltre, oltre ai probiotici e gli antibiotici, spesso risulta utile modificare e correggere alcune abitudini alimentari. La terapia, infatti, può prevedere anche cambiamenti nella dieta, come ad esempio la riduzione di assunzione di cibi grassi, elaborati e fritti; latticini, alimenti ricchi di zuccheri.
Alimentazione
Approfondiamo meglio questo argomento.
Quello che si mangia non nutre solo noi in quanto individui, ma anche l’incredibile ecosistema presente nel nostro intestino; per favorire un ambiente in grado di garantirti non solo l’assenza di malattia, ma anche un pieno benessere nel senso più ampio possibile del termine, quello che si può fare quotidianamente è:
- Consumare abbondanti quantità di alimenti ricchi di fibra alimentare: sicuramente frutta e verdura, ma anche cereali integrali e legumi;
- Privilegiare alimenti biologici quando possibile, ma soprattutto preferire gli alimenti vegetali a quelli animali;
- Inserire nella dieta un’assunzione regolare di alimenti fermentati: magari yogurt e gorgonzola, bevande come kefir e tanto altro;
Inoltre può essere utile perdere peso e necessario comunque perseguire una vita attiva.
Disbiosi e Bioenergia
Dal punto di vista della Fisica Quantistica la disbiosi, è vista come un processo infiammatorio che comporta quindi una modificazione del campo elettromagnetico e quindi energetico, della zona fisiologica associata a livello psicosomatico. Dagli studi di Popp e non solo si evince che gli organismi in buona salute emettono “bio-fotoni” molto coerenti e gli organismi in cattiva salute emettono biofotoni meno coerenti (i biofotoni sono i fotoni umani).
La materia è in grado sia di emettere sia di assorbire energia raggiante solo sotto forma di pacchetti energetici che sono appunto i fotoni e che tramite un trattamento bioenergetico secondo la TB Tecnica Bioenergetica basata sul Metodo Summa Aurea® possono essere reintegrati nella zona dolente che li ha persi a causa dello stato infiammatorio in atto. In questo modo si supporta e si velocizza il naturale processo di guarigione, si riduce l’eventuale dolore, si recupera energia e si migliora l’umore.
Test per la disbiosi intestinale
Vi sono diversi esami di laboratorio per verificare la presenza di disbiosi. Il più sofisticato tra questi è lo studio del microbiota intestinale e del suo genoma. Questo test si effettua su un campione di feci in laboratori specializzati. L’interpretazione di questi dati richiede competenza specifica.
Il più semplice è il Disbiosi Test che si effettua attraverso l’esame delle urine. È un esame che va a dosare lo scatolo e l’indicano, due sostanze che, se presenti ad alti livelli nelle urine, possono indicare proprio la presenza di disbiosi.
Bibliografia
- Calcei E., Fabbroni R., Cancro al seno: la TB-Tecnica Bioenergetica secondo il Metodo Summa Aurea® come supporto nella Terapia del Dolore e gestione dell’umore, Rivista Scienze Biofisiche (02 /2021) DOI: https://doi.org/10.48274/IBI9
- https://www.istitutobiofisicainformazionale.it/works/i-b-i-formazione/
- https://healthy.thewom.it/salute/disbiosi/
- https://www.nurse24.it/dossier/salute/disbiosi.html
- https://guna.com/it/lifestyle/digestione/disbiosi-intestinale/
Autore
Roberto Fabbroni
Fondatore del Metodo Summa Aurea
Presidente di A.I.O.S.A. e Dir. Scientifico I.B.I.