Prima Parte
In questo articolo parleremo di uno strumento psicologico, che potremmo meglio definire come processo psico-spirituale, di fondamentale importanza all’interno di qualsiasi percorso terapeutico e di crescita personale.
Questo strumento, che deriva dalla psicologia analitica di Carl Gustav Jung, ha come scopo principale l’ampliamento della consapevolezza e l’integrazione delle varie sfaccettature della propria personalità con l’unità della propria Anima e la verità della propria Essenza; tale processo prende il nome di “Shadow Work”. “Shadow” significa “ombra”, “work” invece “lavoro”, un’espressione che si riferisce ad un peculiare processo psicoterapeutico che traduciamo con “lavorare con la propria ombra”.
INCONTRARE SE STESSI
Cosa significa “lavorare con la propria Ombra?” È importante innanzitutto sottolineare la congiunzione “con”, in quanto lo Shadow Work è un processo ed un percorso psico-spirituale che pone alla base un tipo di atteggiamento collaborativo con il proprio inconscio. Dunque, non lavoriamo sulla nostra ombra, bensì con essa; non lavoriamo su di noi, bensì con, insieme a, noi stessi.
L’intento non è infatti quello di voler assoggettare il proprio inconscio alle richieste sociali, culturali, familiari o del proprio Ego – come spesso siamo stati portati a pensare di dover fare – quanto piuttosto quello di sviluppare un atteggiamento collaborativo, di dialogo e reciproco rispetto, con il proprio inconscio, ricongiungendosi in tal modo con l’interezza di se stessi. Che cos’è, dunque, l’Ombra?
L’Ombra sono tutte quelle parti inconsce di noi stessi: da quelle che reputiamo più “brutte” a quelle che reputiamo più “belle” e che non siamo consapevoli di avere. Sono le sfumature del nostro essere che maggiormente sopprimiamo, rifiutiamo, giudichiamo, disprezziamo, o semplicemente non conosciamo.
L’archetipo dell’Ombra rappresenta la parte della nostra Psiche che spesso rimane, appunto, in ombra, poiché la luce della nostra consapevolezza in quel “luogo” non ci va da molto, molto tempo. Perché ciò accade? Poiché nell’Ombra vanno a depositarsi tutti quegli aspetti più ripudiati, inconsci e repressi di sé, tutte quelle emozioni che, per la più che umana necessità di sentirsi accettati dalla società o dalla famiglia, abbiamo represso e relegato nell’inconscio, gettando via la chiave e dimenticandoci persino dove l’abbiamo messa.
E come biasimarci, d’altronde, dal momento che è esperienza purtroppo estremamente comune quella di essere stati umiliati, rifiutati, derisi, ignorati o persino colpevolizzati, come conseguenza dell’avere espresso le proprie emozioni, le quali tuttavia contengono molto della nostra autenticità. E, tutto ciò che riflette la nostra autenticità, racchiude una porzione vitale e profondamente vera di noi, presentando una stretta connessione con la nostra Anima e con la nostra coerenza interiore.
Questi ultimi due aspetti si rivelano elementi psicologici fondamentali per potersi sviluppare spiritualmente in modo completo ed autentico, così come per poter crescere in una maniera integrata ed integrativa – attraverso dunque un processo che favorisca l’allineamento e la riarmonizzazione di tutti i piani della coscienza: mente, corpo, e spirito.
Immaginiamo l’Ombra come una grande sacca nera che ci portiamo sempre dietro ovunque andiamo, da quando eravamo piccoli: in questo sacco vanno gradualmente ad accumularsi tutte quelle qualità che potremmo definire (o che siamo stati condizionati dal contesto socio- familiare a definire) “problematiche” in noi stessi. Fin da quando nasciamo ci viene infatti detto, volontariamente o meno, e spesso con le migliori delle intenzioni, quali aspetti di noi vanno bene (agli altri) e quali no; quali emozioni che proviamo ci è permesso sperimentare ed esprimere, e quali no.
Attraverso modalità più o meno indirette e molto spesso inconsce – come l’espressione facciale, il tono di voce, o anche punizioni e “attacchi” molto più diretti – ci viene costantemente ripetuto come dovremmo essere, quali emozioni ci è concesso esprimere, e quali saremo invece più o meno involontariamente condizionati a sopprimere.
Apprendiamo così inconsciamente, e spesso con estremo dolore, quali caratteristiche di noi possono essere accettate dal mondo, e quali dovremo invece nascondere, per tentare di proteggere noi stessi dalla sensazione ripetuta di venire rifiutati o sentirsi cronicamente incompresi.
Ciò che avviene dentro di noi in questi casi prende il nome di “dissociazione”, una sorta di compartimentalizzazione psichica che opera come difesa psicologica; il prezzo che paghiamo per questa dissociazione, purtroppo, è la perdita della nostra autenticità – caratterizzata dalla graduale sconnessione dal nostro intuito, e da noi stessi.
L’Ombra rappresenta dunque quel luogo psichico interiore dove è depositato tutto quell’insieme di caratteristiche che vorremmo non avere, tutte quelle emozioni che vorremmo non provare, e tutte quelle parti di noi che vorremmo eliminare.
Nell’Ombra, tuttavia, ci vanno a finire anche tutti quei lati che noi idealizziamo e apprezziamo negli altri, tutte quelle caratteristiche che vorremmo avere e la cui esistenza (o quantomeno, potenzialità) ignoriamo esistere, in primis, anche i noi stessi. Di conseguenza, l’Ombra è un luogo meta-psicologico in cui risiedono tanti i nostri demoni interiori, quanto le nostre risorse e le nostre potenzialità più represse, nascoste, ed in attesa di essere da noi coltivate e sviluppate a pieno.
Una delle modalità più dirette per riconoscere l’Ombra nella nostra vita quotidiana è infatti attraverso ciò che viene denominato “proiezione”: un processo che include le nostre reazioni emotive più marcate ed incontrollate, suscitateci apparentemente da quello che soliamo chiamare “mondo esterno”.
Questo avviene poiché è spesso molto più facile ed immediato (oltre che meno doloroso) riconoscere emozioni e caratteristiche – tanto desiderate, quanto indesiderate – negli altri, piuttosto che in noi stessi.
Le nostre reazioni emotive più intense fungono da vero e proprio campanello di allarme riguardo ai lati maggiormente ripudiati ed inconsci di noi; un vero e proprio indizio psicologico che ci segnala che, molto probabilmente, ci troviamo di fronte ad emozioni e caratteristiche presenti anche in noi stessi, ma di cui non siamo ancora consapevoli. Quanto più giudichiamo e condanniamo gli altri, ricorda Jung, tanto più siamo inconsapevoli della presenza della stessa cosa in noi stessi – o, quantomeno, della sua potenzialità.
Per quanto sia difficile anche solo da contemplare, la ricerca in psicoterapia mostra che, quando la percezione di una caratteristica o emozione nell’altro ci suscita una reazione emotiva particolarmente intensa, possiamo stare certi che, a livello psicologico, avremo incontrato un lato di noi stessi che richiede la nostra più totale attenzione, consapevolezza e, soprattutto, il nostro più profondo e sincero Amore. Perché Amore? Poiché ci troveremo a tutti gli effetti in presenza di una nostra ferita del passato, ancora aperta e dolorante, che ha dunque un profondo bisogno di guarire.
Questo tipo di realizzazione è esattamente l’ultima cosa in assoluto che vorremmo mai ammettere a noi stessi. E, proprio questa reazione di diniego, è esattamente una delle caratteristiche che più contraddistingue l’incontro con l’Ombra.
Perché, dunque, è così importante il lavoro con l’Ombra? Perché, quando vogliamo sviluppare completamente il nostro potenziale, dobbiamo necessariamente guardare anche e soprattutto a queste parti della nostra Psiche che nascondiamo a noi stessi. Perché? Perché, molto spesso, è proprio nei luoghi in cui vogliamo guardare di meno, che si nascondono le cose di cui abbiamo più bisogno per crescere.
In questo luogo psicologico, possiamo trovare le risposte e le risorse interiori che necessitiamo per iniziare a smettere di ingannarci, di procrastinare, e di mentire involontariamente a noi stessi. Nel processo di riconnessione con la propria Ombra, può per noi cominciare il percorso di ricongiunzione con la nostra più genuina autenticità. Ed insieme all’autenticità, inizieremo a riscoprire e ristabilire un contatto con le nostre reali emozioni, le quali meritano tutto il nostro rispetto, e tutta la nostra più compassionevole attenzione.
Spesso infatti, del tutto involontariamente, inganniamo e tradiamo noi stessi; e ciò avviene non certo perché vogliamo consciamente mentire o farci del male, ma semplicemente perché siamo colmi di emozioni e pensieri negati, soffocati, che non sapremmo come e a chi poter esprimere, per i quali temiamo verremo puniti… e non sappiamo veramente come fare.
La soluzione che la Psiche crea per questi dilemmi psicologici interiori è la separazione tra il pensiero cosciente (ciò che penso di essere, come penso di sentirmi, come voglio che gli altri mi vedano, la maschera sociale che mostro nel teatro del mondo, l’ego) e l’inconscio – in cui va a finire (anche) tutta la nostra Ombra: le parole non dette, le emozioni non espresse, i dolori non digeriti; i pensieri non comunicati, le potenzialità non ancora sviluppate, gli obiettivi non ancora raggiunti; così come la nostra verità, il nostro rispetto, la nostra potenzialità, il nostro valore, e via dicendo.
Nell’Ombra finiscono soprattutto tutte quelle parti di noi che pensiamo non verrebbero mai accettate dal mondo; ed è tuttavia proprio lì, in questo sacro e misterioso luogo psichico, che si nascondono i semi vergini del nostro potenziale più inesplorato. L’essenza dello Shadow Work è, dunque, imparare a fare amicizia con se stessi – e, di conseguenza, anche e soprattutto con le parti più rifiutate, rinnegate, ed inconsapevoli di sé. Shadow Work significa quindi danzare con l’interezza di sé, abbracciare i propri demoni interiori, e rinascere nella luce dell’oscurità.
Facciamo un esempio: immaginatevi di essere cresciuti con la credenza o la percezione che mostrare le vostre emozioni, esprimere i vostri bisogni, condividere le vostre necessità, essere dunque assertivi, non fosse permesso, in quanto giudicato da chi vi ha cresciuto come egoista, indiscreto o maleducato. Se siamo cresciuti con questa credenza, con questa sensazione, con il tempo cominceremo inevitabilmente a trovarci in delle situazioni – che siano nel contesto professionale, familiare, lavorativo e soprattutto interpersonale – in cui i nostri bisogni vengono costantemente calpestati, e la nostra voce viene continuamente ignorata.
Perché ciò avviene? Perché riflette esattamente come ci comportiamo con noi stessi. Se siamo cresciuti imparando a sopprimere costantemente la rabbia, a mascherare la tristezza o a normalizzare la frustrazione che proviamo, ci saremo necessariamente dovuti abituare anche a non esprimere i nostri bisogni, e a non mostrare le nostre reali necessità. Come si può notare, a questo punto saremo diventati noi i primi ad ignorare costantemente i nostri bisogni, e a non ascoltare la nostra stessa voce.
Quest’abitudine, ripetuta nel tempo, presenta però un prezzo molto alto da pagare: la progressiva perdita del contatto con questi nostri bisogni e con le nostre reali emozioni – una perdita, questa, che spesso conduce sino a non riuscire neppure più a sentire come realmente ci sentiamo, e di cosa abbiamo genuinamente bisogno.
Ciò avviene principalmente perché, crescendo, la linea di demarcazione tra quelli che erano i nostri bisogni e quelli che erano invece i bisogni degli altri si è andata sempre più assottigliando, ha perso sempre di più i suoi sani contorni ed i suoi funzionali spessori. I bisogni (spesso anche inconsci) di chi ci ha cresciuto hanno preso il sopravvento sui nostri, al punto tale da… diventare i nostri. Ed i nostri bisogni, quindi, dove sono andati a finire?
Proprio lì… nell’inconscio. Nell’Ombra.
Una delle conseguenze più importanti di questa dinamica psicologica è che non avremo mai avuto la possibilità di sviluppare il nostro pieno potenziale, anch’esso portato a rifugiarsi nell’Ombra nel corso del nostro doloroso tentativo di difenderci dal rifiuto esterno. In questa situazione, non avremo dunque mai potuto apprendere come affermare i nostri diritti, e in che modo difendere i nostri spazi. Ciò, inevitabilmente, ci porterà a sopportare cronicamente situazioni in cui i nostri bisogni ed i nostri diritti non vengono mai da noi comunicati – e, conseguentemente, non vengono mai, dagli altri, né conosciuti, né rispettati.
PSICOFISIOLOGIA DELLA REPRESSIONE DELLA RABBIA
Questa dinamica psicologica ha importanti conseguenze sul corpo e sulla mente, oltre che, in ultima analisi, sull’Anima; anche solo a livello psicofisiologico, trovandoci costantemente in situazioni in cui non ci sentiamo rispettati o ascoltati, il nostro corpo dovrà costantemente sopportare livelli cronici di stress. Ed i livelli cronici di stress psicologico hanno fondamentali interconnessioni con, nonché conseguenze su, l’intero sistema mente-corpo-spirito.
Vediamo brevemente come:
Il cervello, il sistema nervoso, gli organi e le cellule del sistema immunitario, così come le ghiandole endocrine, sono tutti sistemi profondamente interconnessi tra loro attraverso numerosi collegamenti neurali di natura bidirezionale (Matè, 2003). Le variabili psicologiche, ad esempio, esercitano un importante effetto a livello biologico (e viceversa) attraverso le complesse interconnessioni esistenti tra i vari componenti del sistema psico-fisiologico di risposta allo stress: i nervi, le ghiandole ormonali, il sistema immunitario ed i centri cerebrali dove le emozioni sono percepite e processate (Matè, 2003).
Il sistema ormonale del corpo è infatti inestricabilmente connesso con i centri cerebrali preposti alla sperimentazione ed interpretazione delle emozioni. A sua volta, l’apparato ormonale ed i centri emotivi del cervello sono fittamente interconnessi con il sistema immunitario ed il sistema nervoso. Di conseguenza, la ricerca scientifica ha ormai chiaramente evidenziato come questi non siano quattro sistemi separati, bensì un unico super-sistema che funziona come un’unità singola, al fine di proteggere il corpo da invasioni esterne e da alterazioni nella condizione fisiologica interna.
L’attività psicologica e quella bio-fisiologica non sono dunque assolutamente indipendenti l’una dall’altra: ognuna rappresenta infatti l’espressione di un super-sistema i cui componenti non possono ormai più essere pensati in isolamento gli uni dagli altri, come meccanismi autonomi e separati tra loro. La ricerca scientifica degli ultimi venticinque anni ha infatti sostituito ed ampliato profondamente la tradizionale e riduzionistica visione medica di stampo occidentale – che proponeva un’artificiosa separazione tra corpo e mente – con una prospettiva più unitaria, completa e veritiera (Matè, 2003). Come riporta Candace Pert, ricercatrice americana di fama internazionale, “la divisione concettuale tra le scienze dell’immunologia, dell’endocrinologia, e della psicologia/neuroscienze è un artefatto storico” (Pert, 1985).
Risulta dunque impossibile per qualsiasi stimolo stressante, tanto di natura cronica quanto acuta, agire unicamente su di una parte isolata di questo super-sistema; ciò che accade da una parte, avrà sempre ed inevitabilmente un effetto sulle altre (Matè, 2003).
IL CONTENUTO DELL’OMBRA
A livello meramente psicologico, invece, quando siamo abituati a non comunicare i nostri bisogni e a reprimere le nostre reali emozioni, soprattutto rabbia, tristezza o frustrazione, ci troveremo letteralmente intrappolati in situazioni in cui non ci sentiamo rispettati né ascoltati. In questo modo, ci staremo cronicamente negando quello di cui avremmo realmente bisogno per essere fedeli a noi stessi, e per rimanere coerenti con la nostra Anima.
Questa dinamica, a lungo andare, porta a delle conseguenze ben precise: prima fra tutte, lo sviluppo di un forte e spesso inconscio risentimento nei confronti degli altri. A livello più profondo, sotto al risentimento nei confronti degli altri, si nasconde sempre una forte rabbia nei confronti di noi stessi. Perché questa rabbia? Per non esserci dati quello di cui avevamo bisogno; per non aver mostrato assertività, essersi fatti convincere a fare ciò che non volevamo, non esserci difesi quando era necessario, o non aver combattuto in maniera costruttiva per farci rispettare: in poche parole, per aver involontariamente tradito noi stessi.
Cosa ci va a finire dunque, in questo caso, nell’Ombra? Esattamente questo:
- 1) Il nostro risentimento nei confronti degli altri, di cui spesso non saremo minimamente neanche consapevoli;
- 2) La nostra rabbia nei confronti di noi stessi, per non esserci protetti, fatti rispettare, o espressi coerentemente ai nostri reali sentimenti;
- 3) E, per finire, il punto fondamentale è che nell’Ombra andrà a finirci anche e sopratutto il
nostro potenziale di sviluppare assertività.
Questo è un concetto chiave: se non andiamo ad esplorare cosa si trova nella nostra Ombra, affrontando tutto ciò che di spiacevole potremo mai incontrarci, non potremo mai neanche (ri)trovare e (ri)scoprire tutte le nostre più vitali risorse. Tali risorse sono in realtà già presenti in noi a livello potenziale: affrontare e conoscere la nostra Ombra al fine di recuperarle permette di sviluppare tutte le preziose qualità che non abbiamo mai potuto sviluppare crescendo, semplicemente perché al tempo non era presente il terreno fertile affinché ciò potesse avvenire. Tanto mostrare assertività quanto far valere i propri diritti spesso non è del tutto permesso, tanto nella propria famiglia quanto nella società stessa in cui cresciamo.
Si pensi ad esempio a tutte quelle situazioni in cui i nostri spazi psicologici o fisici non vengono rispettati, come nei casi dell’invadenza eccessiva da parte delle persone, o episodi di mancanza di rispetto, così come tutte quelle richieste che percepiamo come eccessive – tanto nel contesto interpersonale, quanto in quello professionale.
A volte siamo noi stessi a trascurarci, di solito in seguito a esperienze di profondo abbandono psicologico sperimentate durante la propria crescita o vissute in momenti critici del proprio sviluppo. In queste situazioni, spesso diventiamo del tutto inconsapevoli persino di avere dei bisogni che non stanno venendo soddisfatti, perché abbiamo perso il contatto con essi e non ricordiamo più nemmeno della loro esistenza. Esiste tuttavia un modo per recuperare questo legame, per crescere attraverso la propria verità e radicarsi nella propria coerenza interiore; ed è proprio quello di esercitarsi a riconoscere quelli che sono le nostre necessità, ed apprendere la sacra arte di darci quello di cui abbiamo realmente bisogno.
Il lavoro sull’Ombra deriva dalla psicologia analitica junghiana: Jung soleva dire che non esiste albero che possa innalzarsi fino al cielo, fino al “paradiso”, a meno che le sue radici non arrivino fino all’“inferno”. Con questa metafora di tipo religioso, Jung intendeva mostrare che per crescere verso l’alto, dunque per fiorire nella nostra unicità, per coltivare la nostra luce ed autorealizzarci, dobbiamo contemporaneamente immergerci anche verso il basso, nel buio dell’inconscio; dunque, nell’Ombra.
Si noti in questa sede il parallelismo e la contrapposizione tra luce ed ombra, due dimensioni fondamentali dell’esistenza, che proprio grazie al loro ciclico alternarsi donano profondità e significato alla misteriosa esperienza della vita. Ricordiamo ad esempio la storia di Siddharta Gautama, meglio conosciuto come Buddha, il quale era nato principe, in possesso di tutto ciò che mai potesse desiderare, vivendo nella totale agiatezza e nel comfort più assoluto.
In questo modo, Siddharta si trovava totalmente all’oscuro del dolore del mondo; di conseguenza, rimaneva escluso anche dalla conoscenza della sua profondità. Ed è infatti proprio l’incontro con la sofferenza, la povertà e l’ingiustizia, che scuote la sua coscienza, lo riempie di domande ed angosce, risveglia la sua consapevolezza, e lo porta così ad una riflessione profonda – talmente profonda da toccare le corde più intime della sua anima, permettendogli così di intraprendere il proprio percorso interiore che lo condurrà all’“illuminazione”.
Senza sviluppare le radici del nostro albero, senza passare dalla melma oscura dei nostri abissi psicologici, non troveremo l’oro sepolto dentro di noi. Questo avviene anche e soprattutto poiché ciò che percepiamo come oscuro è semplicemente un luogo poco illuminato, in cui non portiamo la luce della nostra consapevolezza da ormai troppo tempo.
Come una soffitta impolverata e abbandonata, in cui abbiamo accumulato vecchi scatoloni e spento la luce, ciò che vi si trova dento non è intrinsecamente buio o malvagio: solamente sporco e trascurato. Esattamente come spesso trascuriamo o abbandoniamo noi stessi ed i nostri reali bisogni.
SVILUPPARE LE RADICI DEL NOSTRO ALBERO
Appare dunque chiaro come, per poterci sviluppare verso l’altro e crescere in modo completo, senza dimenticare o abbandonare qua e là parti vitali di noi stessi, dobbiamo necessariamente passare dalle profondità dell’inconscio. Qui potremo finalmente incontrare tutte le nostre emozioni represse, quelle che non abbiamo mai avuto la possibilità di esprimere, ascoltare ed onorare; a l loro interno, riscopriremo i semi di una psiche più integra, di una mente più libera, e di una vita più autentica. Perché più autentica? Perché connessa con come noi stiamo realmente.
In questo modo, incarnando ed esprimendo costruttivamente queste emozioni dimenticate (ma quanto mai vive e pulsanti dentro di noi), potremo recuperare la pienezza e l’autenticità del nostro essere; potremo, finalmente, iniziare a ristabilire il contatto con noi stessi.
Questo processo di morte e rinascita psicologica porterà automaticamente una grande trasformazione nella nostra vita, la quale rispecchierà non più una scissione tra il nostro essere ed il nostro apparire, ma ci rifletterà la stessa coerenza interiore che avremo iniziato a coltivare dentro di noi – che si manifesterà così, inevitabilmente, anche al di fuori di noi.
Ecco il motivo per cui qualsiasi pratica spirituale, qualsiasi percorso psicoterapeutico o di crescita personale che possiamo svolgere, nonostante possa rivelarsi certamente utile sul momento, perde spesso la sua efficacia non appena ci rimmergiamo nelle dinamiche della vita quotidiane, ritrovandoci così a dover ricominciare tutto da capo. Ciò avviene perché spesso si inizia a far crescere le fronde del proprio albero, senza aver prima nutrito e sviluppato le radici.
Proprio come un albero che si sviluppa verso il cielo necessita di radici ben piantate nel terreno al fine di mantenere quella stabilità che gli permetta di non essere sradicato alla prima folata di vento, allo stesso modo noi esseri umani abbiamo bisogno di attecchire solide radici nelle profondità del nostro inconscio, per non crollare psicologicamente davanti alle difficoltà ed i dolori inevitabili del nostro percorso di vita. Parafrasando un concetto espresso da Jung in “Aion” (1990), finché non rendiamo conscio il nostro materiale inconscio, esso governerà la nostra vita, e noi lo chiameremo ‘destino’.
Nel mio corso “Il Sogno Lucido e La Natura della Coscienza”, disponibile sul sito ufficiale dell’Istituto di Biofisica Informazionale, esploreremo insieme gli strumenti psicologici che permettono di compiere al meglio questo percorso terapeutico interiore. Il corso è dedicato all’affascinante pratica psicologica dello Shadow Work e all’integrazione della coscienza, ed il suo obiettivo è quello di aiutare a svelare e recuperare il proprio potenziale nascosto, sepolto nell’Ombra, in modo tale da concretizzarlo appieno nella propria vita quotidiana.
In questo percorso didattico-terapeutico, dedicato all’affascinante pratica psicologica dello Shadow Work e all’integrazione della coscienza, approfondiremo insieme le modalità con cui approcciare alla nostra Ombra e ristabilire un ponte di comunicazione con il nostro inconscio. L’obiettivo del corso è quello di svelare e recuperare il proprio potenziale nascosto, sepolto nell’Ombra, in modo tale da sviluppare concretamente ed appieno le proprie risorse.
Nel corso di questo processo trasformativo, che mira alla coltivazione di una reale autenticità ed amicizia nei confronti di stessi, raggiungeremo una maggiore chiarezza psicologica riguardo a chi siamo, dove andiamo, e cosa vogliamo veramente. Ci immergeremo con delicatezza, rispetto e resilienza all’interno di un percorso di “speleologia interiore”: un vero e proprio tragitto di risveglio psicologico, caratterizzato da un ricco potenziale di evoluzione umana che include tutti i livelli dell’essere: fisico, psichico, e spirituale.
Per informazioni ed iscrizioni contattare: direttorescientifico@istitutobiofisicainformazionale.it.
Autrice
Dott.ssa Valentina Rosone, psicologa e psicoterapeuta in formazione ad orientamento olistico.
Diplomata in Psicoterapia Biosintetica.
Autrice del libro: IL SOGNO LUCIDO E LA NATURA DELLA COSCIENZA.
________ Un Approccio Psicoterapeutico e Psicofisiologico Integrativo
Docente al Corso: La Psicologia del Sogno Lucido e la Natura della Coscienza–> Vai alla Presentazione del CORSO
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